Auto in italia, questo è un Paese per ‘vecchie’: il dato che fa preoccupare in prospettiva
Invertire la rotta e dotare l’Italia di un parco auto moderno, sicuro e sostenibile. L’impegno comune per migliorare la qualità dell’aria e la sicurezza sulle strade
L’Italia si conferma un Paese con un parco auto decisamente invecchiato. Secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, a fine 2023 l’età media dei veicoli circolanti era di 11,7 anni, in aumento rispetto ai 10,8 anni del 2020.
Rinnovare il parco auto italiano è una necessità improrogabile per migliorare la sicurezza, ridurre l’inquinamento e favorire la crescita economica. È necessario un impegno comune da parte di governo, cittadini e industria automobilistica per affrontare questo problema complesso e di grande rilevanza.
Per questo motivo il governo punta ad ampliare gli incentivi, mirati e strutturali che potrebbero finalmente stimolare il rinnovo del parco auto, favorendo l’acquisto di modelli più efficienti e a basso impatto ambientale. In parallelo l’impegno é volto a semplificare le procedure per la rottamazione, eliminando inutili ostacoli burocratici, renderebbe il processo più rapido e conveniente per gli automobilisti.
Investire in alternative all’auto privata, come il trasporto pubblico, la mobilità elettrica e la sharing economy, potrebbe contribuire a ridurre il numero di auto in circolazione, decongestionando le città e migliorando la qualità della vita.
Invecchiamento del parco auto. Quali conseguenze?
L’Italia si conferma il fanalino di coda in Europa per l’età media del parco auto circolante, che supera abbondantemente i 12 anni e mezzo. Un dato che non solo desta preoccupazione, ma rappresenta una vera e propria zavorra per la sicurezza, l’ambiente e l’economia del Paese. Le conseguenze dell’invecchiamento del parco auto sono pesanti e impattano su diversi aspetti della vita quotidiana. Il mercato dell’usato, con la sua ampia gamma di auto a prezzi accessibili, rappresenta una tentazione irresistibile per molti automobilisti, frenando il ricambio con modelli più nuovi e sicuri.
D’altro canto l’industria automobilistica italiana è penalizzata dall’invecchiamento del parco auto, che frena l’innovazione tecnologica e la crescita del settore, con ripercussioni negative sull’occupazione e sull’economia nazionale. Le auto più vecchie sono più soggette a guasti e malfunzionamenti, in particolare dei sistemi frenanti e di quelli di sterzo, che possono aumentare considerevolmente il rischio di incidenti stradali, con gravi conseguenze per la sicurezza di automobilisti e passeggeri.
Inoltre le auto più vecchie sono meno efficienti e inquinano di più, rilasciando nell’atmosfera quantità superiori di gas serra e polveri sottili, che contribuiscono al problema del riscaldamento globale e al degrado della qualità dell’aria nelle città, con ricadute negative sulla salute pubblica.