Bici elettriche, scatta l’obbligo: senza patente, targa e assicurazione non puoi usarle
Passato ieri alla Camera il decreto Mims che introduce importanti novità in tema di mobilità sostenibile: stangata sulle bici elettriche, è finita la pacchia!
La mobilità su due ruote ha già in molti casi rivoluzionato il modo di vivere la città. Di bici se ne vedono una marea in giro, peccato che le infrastrutture per i ciclisti non stanno reggendo il passo della rivoluzione a pedali. Si fa presto a dire che dovremmo imparare dai paesi nordici, come Olanda, Danimarca e Finlandia ad esempio, ma le cose qui da noi sono un po’ più complicate.
In nord Europa infatti è da almeno 40 anni che le strade si sono attrezzate per ospitare i ciclisti. In questi Paesi, una maggior inclinazione verso il tema della sostenibilità ambientale e la morfologia del territorio piuttosto pianeggiante, hanno contribuito allo sviluppo di questa cultura della mobilità leggera.
Chiunque abbia viaggiato da quelle parti si sarà reso conto immediatamente di quanto siano importanti le biciclette e soprattutto le piste ciclabili per la popolazione. Quasi tutti i servizi essenziali e i punti di interesse sono raggiungibili nel tempo massimo di 10-15 minuti di pedalata da qualunque parte della città ci si trovi. Certo, contano anche le distanze, ma ciò che più fa la differenza è il progetto alla base di questa visione: si adatta la città all’uso dei ciclisti e non i ciclisti alle regole della città.
Un fenomeno dilagante quanto pericoloso
Questa visione potrebbe suonare sbilanciata, ma offre la misura invece di come vorremmo risolvere noi il tema delle biciclette e dei ciclisti indisciplinati. In Italia poi, molto più che nei Paesi del nord, si è diffuso in modo pervasivo il fenomeno delle bici elettriche, il che non ha fatto altro che aggravare una situazione già allarmante e di grande confusione. Una mancanza totale di regole, a cui gli italiani sono statisticamente allergici, e l’insufficienza della rete infrastrutturale dedicata ai ciclisti, hanno accelerato la presa di nuove misure per contrastare un fenomeno totalmente alla deriva. E decisamente pericoloso.
Le bici elettriche di nuova generazione, non solo sono molto più pesanti di una bici tradizionale – perché costruite con materiali più robusti e ruote massicce – ma raggiungono anche a velocità considerevoli, assimilabili a quelle di un vecchio ‘Ciao’ della Piaggio (che assomigliava per l’appunto a una grossa bici a pedali). Date queste caratteristiche, la loro pericolosità su strada può essere elevata, motivo per cui sono state prese di mira dal nuovo Codice della Strada che introduce misure più stringenti per queste biciclette per così dire un po’ hackerate.
Bici elettriche, valgono le stesse regole dei motorini
Ma vediamo le novità introdotte da Salvini e approvate in Parlamento. Lo scorso 3 agosto infatti è passato alla Camera il decreto Mims, che è stato quindi già convertito in legge. Questa new entry nella mobilità urbana sostenibile introduce importanti novità volte a regolamentare fra gli altri anche il settore delle bici elettriche, prevedendo importanti revisioni al Codice della Strada.
Le novità non riguardano solo le bici elettriche, ma includono ad esempio la possibilità per le auto a zero emissioni dedicate al trasporto di persone disabili di circolare in aree pedonali e piste ciclabili. Nuove concessioni anche per i titolari di patenti B, i quali potranno guidare veicoli ad alimentazione alternativa fino a 4,25 tonnellate (oggi il massimo sono 3,5 tonnellate). Per quanto riguarda le bici elettriche, o quelle a pedalata assistita ‘truccate’, saranno d’ora in avanti equiparate ai ciclomotori, e soggette per questo agli stessi obblighi, come assicurazione, targa e patentino. Qualora uno di questi veicoli risulti modificato o manomesso si rischiano sanzioni.