Codice della strada, non metterlo mai nella tua auto: 1700€ di multa
Le sanzioni per trasgredire certe imposizioni della normativa possono essere davvero salate, meglio evitare di fare di testa nostra
Circolare su un’auto a norma ci evita sempre brutte e inaspettate sorprese. Potrebbe sembrare scontato, ma quanti di noi sono abituati a personalizzare il proprio veicolo apportando modifiche non consentite dal Codice della Strada che vanno a incidere sulle caratteristiche di fabbricazione?
Il costruttore produce di solito un’auto secondo rigidi standard e protocolli internazionali per soddisfare le richieste in materia di sicurezza ed emissioni. Questi due pilastri dell’industria automobilistica vincolano molto spesso le produzioni dei modelli e costringono a rispettare determinati indicatori per immettere un nuovo veicolo sul mercato.
L’idea che viene a molti di modificare la propria auto, andando a sostituire, eliminare o aggiungere componenti non progettati né consentiti dalla casa madre e tantomeno dal codice stradale, non si rivela sempre la mossa più adeguata. Magari non succederà mai nulla, non saremo mai fermati e nessuno si accorgerà delle modifiche. Ma se questo dovesse accadere? Cosa rischiamo?
Il sistema di scarico, evita di manometterlo
Innanzitutto va capito di che genere di modifica stiamo parlando. Perché non è lo stesso montare un nuovo terminale, magari più performante e rumoroso, o andare a impattare in modo significativo sul livello di emissioni, ad esempio. Installare uno scarico che ci rende molesti per gli altri è pur sempre una violazione, ma potrebbe essere nulla a confronto di una manomissione del sistema antinquinamento del veicolo.
Con tutte le restrizioni imposte da Bruxelles in materia ambientale, di certo apportare modifiche che vanno a peggiorare la situazione delle nostre emissioni non è proprio l’idea più saggia che possa venirci in mente. A volte chi apporta modifiche al sistema di scarico pensa di riuscire a ottenere dei benefici a livello di performance, ma spesso si sbaglia e l’operazione può invece rivelarsi controproducente, oltreché dannosa per l’ambiente. Una delle più diffuse manomissioni dell’impianto riguarda la rimozione del filtro antiparticolato (Fap).
Perché è meglio non toglierlo
Ormai è da una decina d’anni che le auto a motore diesel sono costruite con il Fap già integrato nella marmitta. In passato era obbligatorio solo per le auto a gasolio, ma con l’introduzione delle norme Euro 6 ora anche sui motori benzina sarà necessario installarlo. Questo dispositivo, ideato per trattenere gran parte delle emissioni inquinanti, ha da sempre causato problemi agli automobilisti poiché tende a intasarsi, compromettendo le prestazioni del motore. Per questo motivo alcuni ritengono che rimuovere il Fap possa essere una soluzione, ma ciò comporta conseguenze ambientali piuttosto impattanti.
In realtà esiste già un modo per evitare che l’intasamento vada a compromettere le prestazioni del motore. Infatti, una volta che la centralina rileva un eccesso di sporco sul filtro, si avvia in automatico una rigenerazione aumentando la temperatura dei gas di scarico per bruciare le particelle di particolato. Questa procedura di pulizia però si attiva a velocità costante sopra i 60 km/h, cosa che raramente avviene in città. Di conseguenza, il filtro si intasa e il motore funziona male. La soluzione per molti è quindi fare direttamente a meno del Fap. Rimuovere questo filtro però danneggia seriamente l’ambiente, motivo per cui può portare a sanzioni anche particolarmente severe, da 422 a 1697 euro, e al ritiro del libretto. Nei casi limite si può anche configurare un reato penale e una multa fino a 100.000 euro per danno ambientale.