Tesla ti salva la vita: se stai male ecco la soluzione | Anche l’infarto non ti ucciderà
Il ceo di Tesla è convinto che le auto di nuova generazione della Casa saranno in grado di viaggiare senza necessità dell’intervento umano e questo potrebbe aiutare moltissimo. In caso di malore alla guida, la tecnologia dell’Autopilot potrebbe salvare delle vite?
Elon Musk non molla e ha dichiarato ancora una volta che la piccola auto di nuova generazione su cui l’azienda sta lavorando funzionerà principalmente in modalità autonoma. Su questo, c’era da scommetterci, visti gli sforzi compiuti in tema di Full Self Driving.
Come noto, Tesla è finita nel mirino di un indagine del Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti proprio a causa delle affermazioni secondo cui i veicoli elettrici dell’azienda si guidano da soli. La diffusione di video fuorvianti sull’argomento ha dato luogo a cause legali e polemiche che continuano a tenere banco.
Il sistema Full Self-Driving, in Italia “guida autonoma al massimo potenziale”, è l’ultima versione del software di guida autonoma di Tesla, e presenta caratteristiche potenziate rispetto ai precedenti Autopilot e Autopilot avanzato.
Attualmente il sito di Tesla avvisa: “Le attuali funzioni di Autopilot, Autopilot avanzato e Guida autonoma al massimo potenziale richiedono la supervisione attiva del conducente e non consentono la guida autonoma del veicolo“. Non proprio una promozione per la sua tecnologia di guida autonoma…
Guida autonoma salvavita: la vicenda Neally
Dopo le accuse di non essere così sicuro come viene pubblicizzato, il sistema di guida autonoma di Tesla, è tornato nell’occhio del ciclone con la vicenda avvenuta ad un uomo di 37 anni nel Mississippi. Joshua Neally, questo il nome dell’uomo, ha cominciato a sentire un forte dolore addominale mentre si trovava al volante della sua nuovissima Tesla Model X acquistata lo scorso luglio.
Dopo una breve telefonata alla moglie, che gli ha detto di andare subito al pronto soccorso più vicino, Joshua ha deciso di affidarsi ai sensori dell’Autopilot per percorrere le 20 miglia (circa 32 Km) che lo speravano dall’Ospedale di Branson. Il conducente non ha mai perso conoscenza ed ammette che, forse, non è stata la scelta migliore quella di lasciar guidare l’auto senza essere in grado di gestire situazioni di emergenza, ma giocoforza è quello che è accaduto.
In ogni caso il medico che l’ha curato gli ha diagnosticato una embolia polmonare dovuta all’ostruzione di una vena che ha causato gravi problemi respiratori. Il dottore ha confermato che l’attacco respiratorio avrebbe potuto provocare la morte di Neally e che l’arrivo tempestivo gli ha salvato la vita.