Sicurezza stradale, non usare mai gomme di questo tipo: fai attenzione quando le compri | Rischi la vita
Quando si devono cambiare le gomme della nostra auto, o anche della nostra moto, quasi sempre il fattore principale a incidere sulla scelta è il prezzo. Spesso si tende a pensare che tutti i tipi di pneumatici sono uguali o che le differenze tra vari modelli e mescole cambino poco nell’uso quotidiano, ma non è proprio così e in questo articolo vi spiegheremo perché.
I pneumatici delle auto si consumano all’incirca a 40.000 km ma questa stima è variabile in base a diversi fattori come le strade su cui si guida, il clima della zona in cui abitiamo o lavoriamo, lo stile di guida e anche le condizioni ambientali in cui si parcheggia l’auto. Ad esempio, un’auto parcheggiata al chiuso in garage conserverà meglio l’integrità strutturale della gomma nel tempo.
Di contro, un’auto parcheggiata sempre all’esterno, andrà incontro a usura precoce specialmente nella stagione estiva se le temperature sono torride. Il sole battente e il calore deteriorano la gomma, che alla lunga finirà per creparsi anche se il battistrada non è ancora consumato.
Per questa ragione, le gomme non vanno cambiate solo in base al chilometraggio, ma anche in base all’età. Su ogni gomma troviamo infatti mese e anno di produzione. Idealmente, una gomma andrebbe cambiata dopo 5 anni, ma se conservata bene può durare anche 8-10 anni.
E allora quale pneumatico scegliere? Innanzitutto, nelle zone in cui d’inverno fa molto freddo bisogna dotarsi di due treni di gomme: uno invernale e uno estivo. Alternativamente, si può optare per pneumatici all-season, che non vanno cambiati ma non sono particolarmente adatti in zone dove fa molto freddo o molto caldo.
Poi ci sono le varie tipologie: pneumatici sportivi, ad alto rotolamento per consumare meno carburante, pneumatici da neve e da sterrato. Anche le marche influiscono molto sul prezzo, con Michelin, Dunlop, Pirelli e Goodyear che offrono soluzioni ad alte prestazioni che possono costare veramente tanto. E poi c’è un’altra soluzione che in pochi considerano. Vediamo di cosa si tratta.
Pneumatici ricostruiti: risparmi sul prezzo, ma la sicurezza?
I pneumatici ricostruiti esistono sul mercato da anni ma faticano a prendere piede. Si tratta di pneumatici a cui viene sostituito il battistrada con uno nuovo e poi lo pneumatico viene vulcanizzato per formarne uno come nuovo. Alcuni ritengono che i pneumatici ricostruiti non abbiano un’integrità strutturale sufficiente proprio per la sua genesi da riciclaggio. Ma poiché la carcassa in buone condizioni non si usura quanto il battistrada, è perfettamente sicuro ricostruire la carcassa per prolungarne la vita.
L’aspetto di un pneumatico ricostruito finito ha molto a che fare con l’abilità e l’attenzione ai dettagli del ricostruttore. Ecco perché gli autotrasportatori optano per pneumatici ricostruiti ad alte prestazioni, come i Bandag, che hanno l’aspetto di un pneumatico nuovo. Tuttavia, benché il battistrada è come nuovo, la carcassa del vecchio pneumatico potrebbe presentare un’usura da tempo, cosa che potrebbe portare all’insorgenza più precoce di crepature rispetto a uno pneumatico nuovo.
A scanso di equivoci, specifichiamo che i pneumatici ricostruiti sono sicuri perché vanno incontro a rigorosi test. Le loro prestazioni non sono alla stregua di una gomma nuova, soprattutto in condizioni di guida difficili come sul bagnato. Ma il risparmio è considerevole, arrivando fino al 50%. Per questa ragione, sono utilizzati soprattutto su camion e tir, visto che lì il costo di un treno di gomme è stellare. Su auto comuni il rapporto risparmio/prestazioni è più marginale, quindi forse conviene andare sempre sul nuovo. Ma sappiate che c’è anche questa possibilità per risparmiare qualcosa.