Adriano Celentano, avete mai visto la sua macchina? Niente supercar, ha più di 25 anni

Adriano Celentano, avete mai visto la sua macchina? Niente supercar, ha più di 25 anni

Adriano Celentano fonte web
Ambientalista a parole ma non coi fatti. L’auto che guida giornalmente Adriano Celentano, il Molleggiato amato da diverse generazioni di fan, è tutt’altro che rispettosa dell’ambiente.

L’ecologia, la tutela dell’ambiente e la riduzione dell’inquinamento sono sempre stati temi che ha promosso e per cui si è battuto nel corso della sua vita, sfruttando anche la sua enorme popolarità verso più generazioni e la sua iconica figura. Eppure, questi nobili ideali non sono sempre rispecchiati nei fatti. Ma quello che più sorprende è che Celentano per i suoi spostamenti usi una vettura ormai quasi d’epoca, ovvero una  Mercedes s600 del 1995. Si tratta non solo di una vettura altamente inquinante perché precedente alle normative Euro (in pratica è una Euro 0), ma è anche dotata di un potente motore da 6,0 litri che di certo di CO2 e sostanze inquinanti ne produce ben più di un comune 2,0 litri di pari epoca.

Nel 1966, quando il suo successo era già affermato, Celentano decide di tornare al Festival di Sanremo: la canzone, Il ragazzo della via Gluck, presentata in coppia con il Trio del Clan (composto da Pilade, Cerutti e Santercole), si classifica agli ultimi posti, non riuscendo a qualificarsi per la serata conclusiva: avrà però un importante successo di vendite (come spesso accade a Sanremo), diventando assieme ad “Azzurro” una delle sue canzoni più popolari, anche per il testo di Del Prete e Beretta, che racconta molti particolari dell’infanzia e dell’adolescenza di Celentano, e affrontando per la prima volta il tema dell’ecologia e della speculazione edilizia, che da qui in avanti diventerà una delle tematiche ricorrenti del cantante.

Celentano in realtà avrebbe dovuto partecipare al festival con un’altra canzone, Nessuno mi può giudicare, di cui registrò anche il provino ma, non convinto del risultato, optò per Il ragazzo della via Gluck; a questa canzone, qualche mese dopo, l’amico Gaber diede una risposta, in una canzone il cui protagonista cercava una casa per andare ad abitare con la sua sposa e non la trovava, perché a causa del piano verde della città abbattono tutte le case per creare dei prati (è La risposta al ragazzo della via Gluck).§

Il ragazzo della via Gluck suscitò l’interesse di Pier Paolo Pasolini che progettò di trarre un film dal racconto della canzone con Celentano protagonista, per sviluppare l’aspetto della civiltà urbana che stava distruggendo la cultura contadina. Il regista e Celentano si incontrarono spesso; il progetto però non andò in porto.

L’amore per l’ambiente solo nelle canzoni

La dove c’era l’erba ora c’è una città”, sentenzia amaramente il ritornello, “e quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà?”. Questo è un verso della sua celebre canzone. Tutto il suo impegno nei confronti dell’ambiente e dell’ecologia partì da queste strofe, e da allora il cantante e showman ha dimostrato un attivismo senza eguali nel panorama del jetset.

Eppure, l’esempio che poi dà nelle piccole cose non sembra essere in linea con le prediche che fa dall’alto del suo pulpito. Inoltre, non si tratta di una questione economica. Celentano ha guadagnato milioni di euro (e miliardi di lire prima) nella sua longeva carriera, e non circola con un’auto vecchia perché non può permettersene una nuova, anzi. Potrebbe comprare qualsiasi auto lui voglia, persino una Bentley o una Ferrari. Il Molleggiato non avrebbe quindi nessun problema a sostituire la sua vettura, a cui capiamo sia certamente affezionato, con una berlina equivalente ma molto meno inquinante, magari ibrida o full electric. Certamente anche Mercedes-Benz sarebbe ben lieta di fornirgliela.

Auto Celentano. Mercedes S600 del 95
Ecco l’auto di Celentano. Mercedes S600 del 95…Euro 0

Insomma, una figuraccia per Celentano in questa occasione, che rivela quanto celebrità e personaggi impegnati politicamente siano spesso tutta facciata ma poi ci sia parecchia ipocrisia dietro la superficie.